Bibliografia

Il nome scientifico e sinonimie

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Il nome scientifico da attribuire ad un'entità botanica è costituito da un binomio latino o latinizzato composto da un sostantivo e un attributo. Questo tipo di nomenclatura è stata introdotta e accettata in modo universale in seguito alla pubblicazione da parte di Karl von Linnée di Species Plantarum (1753).

In seguito, a causa del lavoro di classificazione e revisione dei diversi autori, è accaduto che alla stessa specie fossero attributi diversi nomi scientifici. Per tale motivo al binomio scientifico si aggiunge una sigla dell'autore della classificazione: ad esempio Datura stramonium L., dove L sta per Linneo. Inoltre, nel caso in cui la specie ha assunto un nome scientifico nuovo e ritenuto valido in seguito ad una revisione del taxon si indica fra parentesi il nome del primo autore che classificò la specie e in seguito la sigla del revisore (es: Picea abies (L.) Karst., classificato inizialmente come Pinus abies da Linneo e successivamente inserito nel genere Picea da Karsten).

Per tale motivo per nome scientifico, si intende il nome comunemente accettato dalla scienza e per basinomio quello corrispondente alla prima classificazione. Gli altri eventuali nomi proposti da autori e non ritenuti validi sono considerati sinonimi.

Da quanto sin qui esposto, si intuisce come una pianta possa essere nominata in modo diverso a seconda dell'autore e che questo crei una certa confusione in chi usa questi nomi. Per tale motivo nel 2000 è stato deciso di creare un organismo scientifico sovranazionale che si occupi di sviluppare e aggiornare codice unico di nomenclatura (ultima edizione: Vienna Code, Mcneill et al., 2006) con precise regole che indicano quale deve essere il binomio scientifico universalmente accettato. Nonostante questo, rimane un certo arbitrio e diverse check-list e flore recentemente pubblicate riportano diverse nomenclature per la stessa specie.

In questa sede si è deciso di seguire la nomenclatura proposta da Poldini et al., (2001) per la check-list della flora del Friuli Venezia Giulia. Le sinonimie sono state desunte da Poldini et al. (2001), Pignatti (1982), Aeschimann et al. (2004), Conti et al. (2005).

Qualora la scheda fosse indicativa di un gruppo critico che comprende diverse specie si è scelto di porre l'indicazione di aggr. (aggregato) (es. Leucanthemum vulgare L. aggr.), in alcuni casi invece, se la scheda rappresenta una sezione appartenente a un gruppo critico, tra nome ed attributo si è aggiunta la dicitura sect. (es. Taraxacum sect. Palustria Dahlst.). Nel caso in cui la scheda fosse indicativa di una specie che comprende diverse sottospecie, senza tuttavia distinguerle, si è aggiunto l'indicazione di s.l. (sensu lato). Infine quando tra nome ed attributo è presente x, indica che la specie è un ibrido (es. Centaurea x dubia Posp.).

Il nome comune e regionale

Il nome comune di una pianta, vale a dire il sostantivo volgare con il quale viene di regola indicata una specie, è un'indicazione che solo di rado corrisponde a un unico nome scientifico (es. Abete rosso = Picea abies). Più comunemente, a un nome volgare corrispondono diverse specie appartenenti a un gruppo di specie simili (es. Erba amara = Centaurea jacea, C. nigrescens, C. x dubia, ecc.) ed è anche per questo motivo che la gran parte delle specie non ha un corrispettivo nel linguaggio comune. Per tale motivo, nelle schede si è deciso di seguire l'indicazione di Pignatti (1982) e Aeschimann et al. (2004), dove, nel caso in cui non vi fosse un nome comune, si propone un nome composto dal nome generico più l'attributo della specie.

La problematica sopra esposta appare ingigantita con i nomi friulani: ad esempio il termine "lavàz" corrisponde ai generi Tussilago, Petasites, Arctium e in alcuni casi Heracleum per un totale di 4 generi, 9 specie e 5 sottospecie presenti in Regione. Inoltre la normalizzazione della lingua è avvenuta solo di recente e i nomi delle piante sono i più disparati a seconda della località, senza contare le diciture venete, goriziane e triestine. Per tale motivo, questa sezione è incompleta e i nomi proposti sono desunti da Pirona (1854) Pellegrini e Zamboni (1982) e Simonetti (1983).

Inquadramento sistematico

L'inquadramento sistematico, vale a dire il quadro gerarchico dei vari taxa secondo un ordine filogenetico, segue Cronquist (1981). L'attribuzione delle famiglie è desunta da Aeschimann et al. (2004).

Habitus e forma di crescita

L'habitus e la forma di crescita fanno riferimento al ciclo della pianta (annuo, bienne o perenne), alla presenza di parti legnose (piante erbacee, suffruticose, legnose) e al portamento (eretto, prostrato, reptante, arbustivo, arboreo ecc). Le informazioni indicate seguono Pignatti (1982).

La forma biologica

Per forma biologica si intende una certa caratteristica morfofisiologica che può essere riconosciuta, in diversi gruppi vegetali, indipendentemente dal gruppo tassonomico di appartenenza. In particolare, il sistema proposto dal Raunkiaer (1934) prende in considerazione la posizione del meristema vegetativo svernante (gemma), quindi la strategia utilizzata dalle tracheofite per superare i periodi climatici avversi, freddo invernale o siccità estiva.

Si distinguono otto principali tipi di forma biologica: terofite (T), piante annuali che superano la stagione difficile sottoforma di seme; geofite (G), piante perenni dotate di fusti sotterranei (bulbi, tuberi, rizomi interrati) muniti di gemme; elofite (He), piante perenni acquatiche con fusto sommerso (sotterraneo) munito di gemme; idrofite (I), considerabili un sottogruppo delle geofite, sono pianta dotate di gemme sommerse; emicriptofite (H), piante perenni erbacee con gemma a livello del terreno, sono dotate di rosetta basale, cespitose con fusti di accestimento, oppure scapose con rizoma superficiale e fusto annuale; camefite (Ch), piante perenni con base legnosa (in genere suffrutici bassi) e con gemma svernante a meno di 20-30 cm dal terreno, possono essere striscianti, succulente, a cuscinetto, suffruticose; fanerofite (P), piante perenni legnose con gemme a più di 30 cm dal terreno, sono tutti gli alberi e i cespugli; nanofanerofite (NP), cespugli bassi o striscianti.

A volte una specie può comportarsi in modo diverso a seconda dell'ambiente di crescita e per tale motivo avere due forme biologiche (es. Sparganium He o G a seconda se cresciuto in un specchio d'acqua o sulla sponda).

La forma biologica proposta nelle schede segue Pignatti (1982), Poldini (1991) e Aeschimann et al. (2004).

Descrizione della pianta

La descrizione delle caratteristiche morfologiche delle specie è suddivisa in campi concernenti i singoli organi costituenti le piante (radice, fusto, foglia, infiorescenza, fiore, frutto). La forma della pianta descritta è limitata alle caratteristiche principali, in particolare di quei caratteri che permettono la determinazione.

Oltre alle osservazioni degli autori, sono stati consultati i seguenti autori: Aeschimann et al. (2004), Goldstein et al. (1983), Mainardis (2000), Pignatti (1982), Pizzetti (1989), Simonetti e Watschinger (1986).

Distribuzione regionale e altitudinale

La rappresentazione regionale dei territori occupati dalle singole specie è desunta dal Nuovo Atlante Corologico delle Piante Vascolari nel Friuli Venezia Giulia (Poldini, 2002). Inoltre per le pteridofite si è ricorso a Bona et al. (1997).

Per la distribuzione altitudinale, sono indicati i limiti inferiore e superiore relativi al territorio italiano (i valori tra parentesi indicano le possibili eccezioni); questo campo è basato sui dati proposti da Pignatti (1982) ed integrato con osservazioni personali.

Geoelemento

La distribuzione di una certa specie, ovvero la linea immaginaria entro la quale è possibile riscontrare popolazioni della stessa, prende il nome di areale. Osservando la distribuzione delle diverse specie sulla Terra è possibile identificare delle zone che comprendono e concentrano molti areali. Queste zone sono relativamente uniformi dal punto di vista bioclimatico e vengono detti corotipi o elementi corologici (geoelementi). Quindi la flora di un territorio appare costituita dal punto di vista corologico (tipo di bioclima e specie presenti), in gruppi di specie aventi caratteristiche biogeografiche ed ecologiche simili e quindi adatte a vivere in un certo ambiente.

Da un punto di vista pratico il geoelemento è, quindi, l'indicazione della distribuzione naturale di una certa specie, cioè in quale grande zona geografica e bioclimatica rientra il suo areale.

La flora del Friuli Venezia Giulia  presenta diversi geoelementi riassunti in Poldini (1991).

L'indicazione del geolemento nelle schede segue l'elenco di seguito riportato che è stato desunto e semplificato da quanto riportato in Pignatti (1982).

Endemico. Specie che si sviluppano in modo naturale esclusivamente nel territorio descritto. Si considerano specie sub-endemiche quelle che si ritrovano anche in poche altre stazioni, spesso isolate.

Mediterraneo. Specie i cui areali, più o meno estesi, gravitano attorno al bacino del mediterraneo. Sono divise in diversi sotto-elementi:

  • stenomediterraneo, strettamente legate al clima caldo e poco piovoso, sono le specie caratteristiche della flora mediterraneo;
  • eurimediterraneo, specie tipiche del bacino del mediterraneo che si spingono fino all'Europa centrale, comunque legate a un clima tendenzialmente siccitoso la loro distribuzione massima corrisponde pressappoco al limite di coltivazione della vite;
  • mediterraneo montano, specie delle montagne che si affacciano sul mediterraneo (in particolare Appennino e Balcani), non si spingono né nelle zone mediterranee litorali né nelle pianure del nord;
  • mediterraneo atlantico, specie diffuse attorno al bacino del mediterraneo che vivono in ambienti meno siccitosi spingendosi fino alle coste atlantiche delle isole britanniche.

Euroasiatico. Piante i cui areali si distribuiscono nelle zone temperate del continente euroasiatico in senso lato. Anche in questo caso, è possibile evidenziare diversi sotto-elementi:

  • euroasiatico propriamente detto, questo geoelemento corrisponde ad un areale molto vasto che va dall'Europa centrale alle zone temperate dell'Asia e comprendente, in massima parte, specie legate al bosco mesofilo di latifoglie;
  • europeo, ne fanno parte specie legate a un clima continentale, sono largamente diffuse nel nord Italia, mentre sono limitate alle zone montane del sud, rappresentate nel bosco di latifoglie;
  • europeo-montano, comprende specie presenti nei sistemi montuosi sud-europei originati nel terziario (Pirenei, Alpi, Appennini, Carpazi, Balcani), sono piante molto diffuse in particolare nell'arco alpino;
  • pontico, specie orientali, con areale principale nelle pianure a sud del Danubio e a nord del Mar Nero, sono piante adatte a inverni freddi, estati calde e siccitose, a questo sotto-elemento appartengono anche piante adatte a climi con inverni più miti (pontico-mediterranee);
  • illirico, piante dall'est europeo di origine balcanica.

Paleotemperato. Specie (assai numerose) il cui areale, molto ampio, comprende le zone temperato-calde dell'Eurasia e l'Africa del nord fino all'Etiopia, corrispondente alle prime zone di espansione dell'uomo.

Eurosiberiano. Comprende specie eurasiatiche adatte ad un clima freddo, diffuse ad alte latitudini e nelle montagne, spesso legate ecologicamente al bosco di conifere.

Atlantico. Specie il cui areale è localizzato nelle coste europee atlantiche, richiedono alta piovosità costante, di conseguenza sono abbastanza rare in Italia. Si distingue il sottoelemento sub-atlantico: piante largamente diffuse in tutta l'Europa, anche in Italia.

Circumboreale. Specie distribuite in un vasto areale comprendente il nord euroasiatico e il Nord-America, che arrivano alle nostre latitudini occupando tendenzialmente le zone umide e quelle montane.

Artico-alpino. Sono specie diffuse in tutte le zone artiche dell'emisfero boreale e permangono nelle catene montuose come relitto glaciale. Queste specie sono diffuse sia in America che Eurasia. I relitti alpini sono quasi esclusivamente piante che vivono oltre il limite degli alberi: nelle praterie e nei pascoli alpini, vallette nivali e ghiaioni.

Cosmopolita e sub-cosmopolita. Specie diffuse in tutto il mondo o come relitti precedenti alla deriva dei continenti (diverse pteridofite) o perché la loro diffusione è legata all'acqua. Molte specie sono divenute cosmopolite e sub-cosmopolite seguendo le migrazioni dell'uomo o attraverso gli scambi commerciali.

Avventizio. Specie che giungono in una certa regione esterna al loro areale originario e vi permangono fin quando vi sono apporti di materiale riproduttivo, nel caso diventino stabili vengono considerate naturalizzate.

Ambiente caratteristico

Ogni entità botanica cresce in un certo ambiente caratterizzato da determinate caratteristiche ecologiche (luce, pH, azoto, clima ecc) che rappresentano il suo optimum di crescita. In questo campo si è voluto evidenziare l'ambiente preferenziale per la crescita della specie, ambiente che non è quasi mai esclusivo.

Il riferimento all'ambiente caratteristico segue la classificazione degli habitat per il Friuli Venezia Giulia proposta in Poldini et al. (2006). Tale classificazione (comprendente 250 habitat) è un sistema gerarchico che individua degli habitat principali e successivamente scende a livelli maggiori di dettaglio. Ai fini del sito web è stato scelto di utilizzare il primo livello gerarchico.

Per fornire tale indicazione, oltre alle osservazioni personali, si è fatto ricorso a quanto riportato in Aeschimann et al., (2004), Mucina (1993), Oberdorfer (2001), Pignatti (1982), Poldini (1991). Gli altri ambienti in cui la specie è riscontrabile sono riportati nel campo delle note vegetazionali.

Fioritura

Tale campo riporta il periodo di fioritura della specie da Aeschimann et al. (2004) e Pignatti (1982), in alcuni casi modificato in base ad osservazioni personali. Qualora una specie fosse rifiorente è riportato nelle note vegetazionali.

Note vegetazionali

In questa sede sono riportate altre informazioni sulla specie quali il substrato e pH di crescita, nitrofilia, adattamenti particolari, distribuzione sui piani altitudinali, ambienti di crescita, rifioriture ed altre informazioni legate all'ecologia della specie. Tali informazioni, modificate da Aeschimann et al. (2004) e Poldini (1991), derivano a loro volta  dal lavoro di Landolt (1977); alcune indicazioni sono mutuate da Pignatti (1982).

Note Generali

Oltre a riportare informazioni di carattere generale come usi officinali, alimentari, ornamentali ecc., sono riferite altre notizie come tossicità o grado di tutela cui è sottoposta una specie.

In alcuni casi, ove la determinazione fosse critica, sono proposte le specie cui è possibile la confusione e i caratteri diacritici che ne permettono la distinzione. Le opere consultate per il riconoscimento e la scelta dei caratteri diacritici descritti sono: AAVV (1995-2008), Aeschimann e Burdet (2005), Aeschimann et al. (2004), Dalla Fior (1981),  Fischer et al. (2005), Goldstein et al. (1983), Gottshclich e Pujatti (2002), Mainardis (2000), Marchetti (2004), Martini e Pajero (1988), Pignatti (1982), Pizzetti (1989), Rothmaler (2000), Rothmaler (2005),  Thommen e Becherer (1993).

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